«Liberiamo i seicentomila disabili prigionieri in casa»
Su quasi 3 milioni di italiani disabili (il 5% della popolazione; sono 37 milioni nell´Unione europea) 600mila vivono prigionieri in casa, senza sostegni o aiuti e 250mila hanno la televisione come unico contatto con il mondo esterno.
Dalla paura della diversità alla sua accettazione. «Non possiamo non dirci disabili: l´handicap appare inaccettabile a chi non lo ha.
Il disabile sa come fronteggiarlo, perché convive con esso dalla nascita, ha bisogno di collaborazione, non di compassione».
Nell´universo concentrazionario della disabilità, secondo lo scrittore Giuseppe Pontiggia, urge un capovolgimento di prospettive.
L´inserimento nel mondo del lavoro e il superamento dell´isolamento ispirano il disegno di legge e il Libro bianco presentati ieri alla Camera dei deputati dal presidente di Montecitorio Casini, dai ministri del Welfare e dell´Innovazione tecnologica Maroni e Stanca, dal sottosegretario alla Salute Guidi.
E´ in dirittura d´arrivo un pacchetto di norme che promuove il telelavoro, le politiche per la formazione, il bollino blu per negozi, uffici, siti privati con accesso ai disabili, un centro di competenza per lo sviluppo delle tecnologie dell´informazione e l´utilizzo di Internet a favore dei portatori di handicap.
La riforma, che verrà approvata dal Consiglio dei ministri entro la metà di marzo, prevede l´accesso dei «diversamente abili» (come li definisce il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel messaggio per l´anno europeo della disabilità) agli strumenti informatici.
«Chiederemo al Parlamento la procedura d´urgenza», ha spiegato il ministro Stanca all´anchorman Maurizio Costanzo, coordinatore dell´iniziativa.
«Una società senza esclusi» – la proposta di legge prevede nuovi obblighi per il datore di lavoro, sia pubblico che privato, per abbattere le barriere architettoniche e consentire l´inserimento di persone tenute oggi ai margini.
Gli imprenditori, quindi, dovranno dotarsi di attrezzature tali da permettere ai portatori di handicap lo svolgimento delle attività lavorative».
Le aziende munite di tecnologie «ad hoc» verranno certificate e supportate nei progetti di formazione.
Una rivoluzione copernicana, come evidenzia Pier Ferdinando Casini, che «sradica la logica del mero assistenzialismo» e trasforma il «necessario supplemento di attenzione a favore dei disabili» nell´innovativo investimento «in risorse intellettuali, culturali, sociali ed economiche».
Per aiutare in modo concreto le categorie deboli occorre favorire il pieno sviluppo delle potenzialità individuali e garantire loro la piena partecipazione e l´integrazione alla vita della collettività.
A fare da laboratorio è il piano «I disabili navigano senza barriere» realizzato da Paolo Berro, giovane ingegnere veneto paralizzato dalle spalle in giù a causa di un incidente stradale, che ha brevettato un sistema per facilitare l´ingresso in macchina dei portatori di handicap e ha migliorato la qualità del software di riconoscimento vocale.
L´ultimo progetto pilota scaturisce da una sperimentazione al Politecnico di Torino di apparati e specifiche tecniche di comunicazione anti-barriere virtuali e reali.
«La formazione professionale dei disabili- precisa Berro – è stata proficuamente inserita nel circuito dei diplomi universitari a distanza, così oggi, tramite videoconferenza, è possibile sostenere gli esami da casa».
Ancora decine di siti Internet, anche istituzionali, secondo la denuncia del Libro bianco ministeriale, non sono accessibili ai disabili e scarseggiano le informazioni accurate e aggiornate sugli strumenti tecnologici più adatti alle varie disabilità.
Pure all´interno della sanità pubblica manca un´uniforme e omogenea conoscenza delle potenzialità offerte dalle tecnologie.
«Soltanto poche aree regionali hanno finora sperimentato un utilizzo attivo delle tecnologie a supporto di progetti per disabili», rileva la commissione creata dai ministri Stanca, Maroni e Sirchia per sviluppare l´informazione a favore dei portatori di handicap.
Per questo il governo nei prossimi mesi solleciterà le industrie del settore e gli enti di ricerca nazionali a promuovere soluzioni di design universale, ossia i requisiti di accessibilità.
Verranno create, inoltre, «task force» tecnologiche con un ruolo di coordinamento e raccordo fra le varie iniziative promosse anche a livello locale.
[Da “LA STAMPA”, giovedì 6 marzo 2003; articolo di Giacomo Galeazzi]